ACME ArtBOARD #2: Duccio Guarneri

ACME ArtBOARD è una rubrica pensata per avvicinare il pubblico e fornire un nuovo approccio all’arte contemporanea, coinvolgendo artisti giovani ed emergenti che, raccontandosi, svelano il loro modo personale di essere Artisti

Lo strumento utilizzato è il moodboard, letteralmente “tavola di stile”, una serie di immagini unite tra loro come in un collage che serve a mostrare in un formato visivo un progetto e tutti gli elementi ad esso correlati, anticipato da una breve intervista. 

Gli artisti si sono fatti conoscere partendo dalla formazione e arrivando alle loro aspirazioni future, creando una composizione in cui vengono mostrati i loro spunti creativi, i materiali a loro affini e gli strumenti del fare. Ogni artista interpreta in modo originale ed unico il moodboard, fornendo al lettore scenari inediti utili a comprendere il significato di essere Artista a 360 gradi.

 

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Il secondo appuntamento è dedicato a Duccio Guarneri.

 

ACME – Cosa ti ha spinto e perché ad iniziare gli studi/la carriera di artista?

DG – Da piccolo mi piaceva disegnare: è una storia che si sente abbastanza spesso. Nonostante sia stato bocciato al primo anno di liceo artistico, non ho mai perso la mia inclinazione naturale verso le discipline artistiche. Fin da bambino i miei genitori mi hanno trasmesso l’abitudine di osservare, di soffermarmi sui molteplici linguaggi della nostra arte: l’immagine, lo spazio, la musica, il teatro. Da circa dieci anni mi dedico alla recitazione e questa pratica ha influenzato anche la mia ricerca nelle arti visive. Entrato in Accademia, dopo aver terminato il triennio in Decorazione Artistica, ho voluto scegliere un altro indirizzo, quello di Arti Visive, dove ho scoperto nuovi approcci formali e diverse forme espressive per la mia poetica. 

Nel frattempo, crescendo, studiando, visitando mostre, ho preso sempre più coscienza del fatto che per diventare un bravo artista non si debba per forza eccellere in una specifica tecnica. Essere un artista per me significa avere l’urgenza di raccontare una storia, di plasmarne il contenuto attraverso nuove forme.

 

ACME – Quali sono le tue aspirazioni per il futuro?

DG – Le mie aspirazioni per il futuro sono principalmente quelle di tenere viva, con i mezzi necessari, la mia attività artistica che ho costruito finora, evolvendo gradualmente la mia ricerca, facendo il possibile per promuovere il mio lavoro. In un futuro prossimo mi impegnerò a trovare una galleria con cui collaborare e intraprendere l’ambito delle installazioni, campo che sento già appartenere al mio stile, perché mi attrae particolarmente.

Duccio Guarneri P12
Duccio Guarneri, P12, 2019-20, stampa su alluminio, cemento armato, 36x36x3 cm. Courtesy l'artista
Duccio Guarneri P12
Duccio Guarneri, P12, 2019-20, stampa su alluminio, cemento armato, 36x36x3 cm. Courtesy l'artista

IL MOODBOARD

In questo collage di immagini ho cercato di dare spazio agli elementi che costituiscono il mio linguaggio visivo. 

Rispetto ai materiali che uso, vicino ai pennelli e alla raspa per scolpire, ho inserito un “ventaglio” dei colori usati: pigmenti naturali, soprattutto terre, carbone, cenere e polvere di marmo. Il supporto che prediligo è la tela di juta, che risalta la materia nelle opere pittoriche. Per quanto riguarda le opere scultoree, utilizzo gesso, creta e cementi. Il valore simbolico del materiale è un tratto fondamentale della mia poetica visiva, che affronta i temi del preluogo, della distopia della realtà e della morte. Rispetto a ciò mi sento influenzato dai lavori di Anselm Kiefer, che assieme a quelli di Emilio Vedova hanno determinato lo sviluppo del pensiero, da cui è nata la mia ricerca artistica. 

Esistono alcuni luoghi che esercitano su di me una particolare attrazione e che si traducono in uno stimolo creativo. Tra questi vi è la città di Venezia, con la quale ho un legame profondo. Essa costituisce per me un bagaglio importante di ricordi e prime esperienze nell’ambito delle manifestazioni artistiche.

Anche la musica (nella foto una copertina di un album di DJ Shadow) gioca un ruolo fondamentale durante il lavoro, soprattutto quella senza le parole, forse perché mentre opero ho bisogno sostanzialmente solo di un ritmo. Infine, ho voluto citare una frase di Friedrich Nietzsche: “Ciò per cui troviamo le parole è spesso già morto nel nostro cuore”, nella quale l’autore cristallizza l’importanza dei momenti in cui siamo stupiti e ammutoliti di fronte a qualsiasi cosa che ci colpisca profondamente.

Moodboard Duccio Guarneri
Il Moodboard di Duccio Guarneri

Duccio Guarneri

Duccio Guarneri nasce a Cremona nel 1994. Vive e lavora tra Cremona e Brescia. Dopo aver conseguito il diploma triennale in Decorazione Artistica presso l’Accademia di Belle Arti SantaGiulia, attualmente frequenta il Biennio in Arti Visive Contemporanee.

La sua ricerca è fortemente ispirata dalla scenografia e dal teatro. Quest’ultimo influenza la sua poetica visiva e prima ancora la concezione dell’opera. Il suo soggetto ricorrente è lo scenario, che deriva dall’ambiente scenografico. Di conseguenza le dimensioni di azione si allargano dal concetto finito di quadro, creando una dimensione dove lo spettatore è invitato a fruire l’opera, come un pubblico trasportato su un palcoscenico.

Lo scenario che intende esplorare attraverso il suo lavoro deriva dalla memoria di un luogo, da lui definito preluogo. Con questo neologismo indica la dimensione archetipica dell’entità rarefatta e avvolgente, frutto dell’unione tra la figurazione e l’evanescenza del sogno. All’interno di questa dimensione esistono due componenti, una proscenica e una scenica, figura e paesaggio: esse sono due realtà ben distinte, che vivono ognuna nell’universo della sua opera.

L’immaterialità del preluogo è resa tangibile dalla materia con cui interviene, vero e proprio elemento di connessione tra tutti i lavori, da quelli più legati alla messa in scena a quelli meno figurativi e più distopici. L’uso di materiali e supporti grezzi come carbone, juta, carta, legno, cenere e cemento rimanda sia allo spazio in costruzione, sia alla sua dissolvenza.