Nicola Bertellotti - All is violent, all is bright

L’architettura del sublime. Intervista a Nicola Bertellotti

La ricerca di Nicola Bertellotti (Pietrasanta, 1976) si focalizza sui luoghi abbandonati e consumati dal tempo e sulla rovina intesa come traccia di un’epoca perduta. I sentimenti che guidano il fotografo sono l’amore e l’empatia per questi spazi, la nostalgia e la volontà di evocare un ricordo.

Nicola è un fotografo autodidatta che realizza i suoi lavori prestando particolarmente attenzione alla luce naturale, per non alterare l’identità del luogo. 

Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio il suo lavoro.

ACME – Quando hai iniziato a lavorare sul tema dei luoghi abbandonati?

NB – Esattamente 11 anni fa. Tutto è cominciato con la città dei balocchi di Consonno, un luogo bizzarro e abbandonato da molti anni nella provincia di Lecco. La “Las Vegas della Brianza” la chiamavano, ci sono capitato per caso e da lì non mi sono più fermato.

ACME – I luoghi abbandonati nelle tue fotografie sembrano dei luoghi in qualche modo magici e ricchi di storia. Cosa ti attira maggiormente di questi luoghi?

NB – Sono affascinato dall’estetica delle rovine. Contesa tra natura e cultura, sospesa tra distruzione e ricostruzione, immersa nel fluire del tempo e tesa verso la l’eternità, la rovina ha nella sua ambivalenza il topos della modernità.

ACME – Questi luoghi abbandonati li trovi per caso oppure sono posti che già conoscevi?

NB – Quasi mai per caso. Il lavoro più grande è la ricerca sul web e la creazione della mappa delle mie esplorazioni. Capita raramente di imbattermi in un luogo interessante sulla mia strada, mentre sono diretto verso altri già conosciuti.

Nicola Bertellotti - Reverie
Nicola Bertellotti, Reverie, 2020. Courtesy Sensi Arte

ACME – Cosa ti colpisce appena entri in uno di questi luoghi per la prima volta e cosa ti spinge poi a fotografare una sala piuttosto che un’altra?

NB – Un luogo privo della presenza umana si sposta, spinge, si altera, non è fermo e immutabile come ci si immagina, soffre e spera. A me interessa l’epifania di questi posti, la loro epopea e la loro scomparsa definitiva. Non so per quale ragione ma quando entro in un luogo abbandonato abbasso il tono della voce, cerco di camminare soffice per non provocare rumori, resto in ascolto, mi muovo come se mi trovassi in un negozio di cose preziose, attento a non toccare più del dovuto. Mi bastano pochi minuti per capire cosa voglio fotografare, è una specie di istinto che si è sviluppato negli anni.

Nicola Bertellotti - La causa di un disordine qualsiasi
Nicola Bertellotti, La causa di un disordine qualsiasi, 2020. Courtesy Sensi Arte
Nicola Bertellotti - L'architettura del ferro
Nicola Bertellotti, L'architettura del ferro, 2020. Courtesy Sensi Arte

ACME – Qual è il luogo abbandonato che più ti è rimasto impresso nella memoria o è stato il più significato per le tue opere? Puoi dirci perché e descriverlo?

NB – Il Castello di Noisy, un maniero gotico nella provincia di Namur, in Belgio. L’ho fotografato la prima volta nel 2012, cinque anni prima della sua demolizione, purtroppo stava cadendo a pezzi ed era troppo pericoloso per i curiosi che continuavano ad intrufolarsi. Con le sue volte azzurre e la sua torre centrale era una struttura magica e testimone di momenti storici significativi. Probabilmente il posto più suggestivo che abbia visitato.

Nicola Bertellotti - All is violent, all is bright
Nicola Bertellotti, All is violent, all is bright, 2012. Courtesy Sensi Arte

ACME – Pensando a questi luoghi in rovina, vorresti venissero riqualificati o li ritieni più evocativi e motivo di riflessione così?

NB – L’enigma della bellezza di questi ambienti desolati è insita nell’appartenenza al proprio tempo. Io immagino il passato attraverso la scoperta e la conoscenza dei suoi frammenti; un passato specchio di una società sul quale si fonda l’identità del nostro presente. Ci sono casi però in cui c’è una possibilità di recupero e sono contento quando vengo a sapere del salvataggio di uno di questi edifici.

ACME – Ritieni, come scrisse Freud nel suo saggio Caducità (1916), che il passare del tempo non attenui la bellezza di un oggetto o, nel tuo caso, un luogo?

NB – Assolutamente sì. Bellezza + tempo è proprio quella che mi muove. La chiave è una certa sensibilità romantica che possa infondere alla contemplazione delle rovine moderne una forte componente malinconica, una poetica nostalgia dell’armonia perduta.

Nicola Bertellotti - ritratto

Nicola Bertellotti

Nicola Bertellotti (classe 1976) vive a Pietrasanta e viaggia per il mondo cercando di riscoprire la gloria passata di luoghi dimenticati. Quel che emerge nella sua estetica è la nostalgia del paradiso perduto, espressa nell’amore per le rovine, e la riproposizione in chiave fotografica della poetica decadente. Autodidatta, scatta le sue immagini alla luce naturale utilizzando una fotocamera digitale di medio formato.

Ha esposto in varie gallerie d’arte contemporanea e musei; tra le principali mostre: Hic sunt dracones, Castel dell’Ovo, Napoli (2016); Aftermath, Isculpture gallery, San Gimignano (2017); The Great Beauty, PärnuMuseum, Pärnu (2019); Paradiso Perduto, Estella Gallery, New Orleans (2021). Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private e sono apparse su prestigiose riviste, tra le quali: Esquire, Arte, Artedossier, Elle Decor, Lampoon, Bild, Daily Mail, Milieu Magazine. Nel 2014 Petrartedizioni pubblica Fenomenologia della fine, un catalogo che riunisce molte delle sue serie.