[C]OSTRUZIONI | Trento Art Festival 2021
A cura di Alessia Belotti, Melania Raimondi e Camilla Remondina
Mostra personale di Duccio Guarneri (Cremona, 1994)
Progetto selezionato per Trento Art Festival 2021
Dal 24 febbraio al 15 marzo 2021, visibile sulla piattaforma kunstmatrix.com e su trentoartfestival.it
Se ti dico che la città a cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. (Italo Calvino, Le città invisibili)
[C]OSTRUZIONI è un vero e proprio racconto che attraversa l’evoluzione della città nel tempo e nello spazio, partendo dall’immagine della palafitta, archetipo dell’infrastruttura, per giungere alla metropoli nella sua proiezione più distopica.
La costruzione è strettamente legata all’uomo; egli vive con e in essa sentendosi al sicuro, ma allo stesso tempo è continuamente alla ricerca di nuove soluzioni che soddisfino le sue esigenze di vita, le quali mutano a seconda del tempo e dello spazio.
La città diventa simbolo della complessità e del disordine della realtà e all’uomo è affidato il compito di dare ordine al caos in cui si trova. Le città invisibili di Italo Calvino suggeriscono due modi per affrontarlo e non soffrirne: “Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”1.
Il racconto si sviluppa attraverso le opere di Duccio Guarneri (1994, Cremona), giovane artista emergente, partendo da The Pole Project dove l’intervento dell’uomo è rappresentato da una sorta di palafitte fluttuanti che diventano appigli sicuri, simboli di stabilità, ai quali l’uomo può aggrapparsi nei momenti di incertezza. I pali creano passaggi verso l’ignoto, dei luminosi segnali di sentiero che conducono a scenari inediti ed inaspettati.
La città è l’impronta dell’uomo sulla Terra, con P12, collage fotografici digitali, stampati e applicati su quadrati di cemento, l’artista si concentra sul concetto dell’insediamento umano. La dimensione è sospesa, a cavallo tra il reale e l’assurdo, smembrando e ricomponendo i simboli della città secondo un ordine prestabilito seppur immaginario, ma, grazie al cemento armato, le immagini e i pensieri acquistano più concretezza. In queste istantanee l’insediamento umano viene privato del suo ruolo principale quale nucleo abitativo ed affollato, mutando da un’entità statica e definita in un’entità evanescente, in continua espansione.
Sempre evanescente è La città che scende, chiara citazione a La città che sale di Umberto Boccioni. Una metropoli sospesa, inesistente, in bilico tra lo spazio e il tempo che l’uomo sembra aver abbandonato a se stessa. Le regole assurde e le prospettive ingannevoli particolarmente evidenti in questo lavoro sono il risultato della tecnica del sample, ripresa dalla musica elettronica, ovvero il processo di campionamento di un singolo elemento ripetuto, creando un modulo che, inserito in altri contesti, genera una nuova immagine.
L’opera che chiude il racconto è ct_3562579, frutto di una riflessione sul periodo attuale che ci ha portato a modificare radicalmente le nostre abitudini e a rivedere il nostro concetto di casa, l’ambiente più sicuro che conosciamo e dove siamo stati costretti a passare maggior parte del nostro tempo. Questo lavoro è ispirato alle opere di Katsuhiro Ōtomo, regista e fumettista giapponese, nelle quali la città si anima, ha una vita propria, crescendo indipendentemente dai suoi abitanti che diventano di importanza secondaria.
Il titolo rappresenta le coordinate geografiche di un palazzo realmente esistente in Giappone; questo significa che il luogo esiste, ma allo stesso tempo è slegato dal contesto in cui si trova nella realtà: è visibile e allo stesso tempo invisibile. Metaforicamente questo fa riferimento alla condizione di lockdown dovuta al COVID-19, per la quale non abbiamo potuto vivere la nostra città normalmente diventando estranei alla nostra stessa vita. La nostra casa, luogo così sicuro ed affidabile, può diventare oggi e in tempi di lunga permanenza, un luogo ostile, una prigione, quasi una minaccia per la nostra psiche.
1 I. Calvino, Le città invisibili, Mondadori Editore, Milano 1993, p. 164