Silvia Inselvini. Érebos
A cura di Melania Raimondi e Camilla Remondina
Fondazione l’Arsenale, Iseo (Brescia)
vicolo Malinconia 2, Iseo
Dal 4 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022
Érebos, mostra a cura di Melania Raimondi e Camilla Remondina, simboleggia i binomi luce/oscurità, giorno/notte, pieno/vuoto. Nella mitologia greca Erebo è oscurità, tenebre, Inferno ma anche l’alba e la vita e rappresenta il luogo in cui le anime buone si radunano prima di giungere nei Campi Elisi. Figlio di Caos e Caligine, l’oscurità primordiale, Erebo è una divinità ancestrale che dà vita con la sorella Notte a diverse personificazioni tra cui la morte, la discordia e la miseria, tipicamente ostili, ma più interessanti sono quelle legate alla vitalità quali il giorno, il sogno ed Etere, ovvero l’astrazione del cielo più alto e della luce più pura raggiungibile solo dagli dei.
Per rappresentare i temi proposti, le ambivalenze intrinseche dell’Erebo e il percorso nelle profondità della Notte, alla Fondazione l’Arsenale di Iseo sono esposti i Notturni di Silvia Inselvini, ciclo di lavori iniziato nel 2012. Si tratta di semplici fogli di carta coperti da strati e strati di inchiostro dati manualmente a penna ripetendo incessantemente lo stesso gesto a formare una sorta di buco nero su cui il visitatore, attratto dalla sua forza magnetica, può affacciarsi ed immergersi per contemplare il nero assoluto ma anche la luce da esso generata e riflessa.
Il lavoro di Silvia Inselvini si fonda sulla reiterazione, sulla ripetizione del gesto, sull’operare mediante una ricerca individuale radicata nella parte più profonda del proprio essere; da qui ha inizio la manualità, ossessiva e insonne, che caratterizza tutti i suoi lavori e che si confronta direttamente con i materiali a lei più affini, in questo caso specifico l’inchiostro e la carta. Nei Notturni esposti cogliamo l’evoluzione dell’artista nella poetica ma anche nella tecnica: dai primi fogli in cui è possibile cogliere solchi ed irregolarità lasciati dalla penna ai più recenti caratterizzati da stesure talmente sature di colore da rivelare la qualità “metallica” e riflettente dell’inchiostro.
La mostra si presenta come un vero e proprio percorso; partendo dalla prima sala in cui la luce naturale riempie l’ambiente e dialoga con la brillantezza dell’inchiostro blu si giunge alle sale successive dove la luce è più soffusa e i lavori virano verso il nero più profondo, creando un ambiente intimo e raccolto. In questo modo il visitatore è accompagnato in un viaggio che lo conduce all’Erebo e ad una profonda riflessione personale legata alla religione intesa come ritualità, alla persistenza drammatica della vita quotidiana, alla memoria e allo scorrere del tempo.
Un evidente riferimento storico-artistico è rappresentato dalla Rothko Chapel (1964-71), installazione carica di senso di attesa e di incompiutezza dovuto all’improvvisa morte dell’artista, le cui opere all’interno ricordano delle finestre affacciate sul nulla ma nelle quali è possibile osservare il tutto ed interrogarsi sull’esistenza umana, così i Notturni diventano specchio per vedere oltre all’apparenza e cogliere che è dall’oscurità che nasce la vita. La stessa Silvia Inselvini definisce il suo modo di lavorare affine a quello di Mark Rothko per la tensione trascendentale e sacrale dei suoi dipinti, semplici e monocromi ma allo stesso tempo incredibilmente complessi sul piano psicologico. Il gesto reiterante dell’artista diventa un’attesa costante di risposte, così come la Notte si fa momento di attesa prima del Giorno.
Il progetto è sostenuto dalla galleria IAGA Contemporary Art di Cluj-Napoca (Romania) che rappresenta a livello internazionale l’opera dell’artista. Inoltre la mostra si completa di un catalogo online prodotto dalla galleria e fruibile sulla piattaforma Issuu della stessa.
Questa mostra fa parte del periodo che la Fondazione l’Arsenale vuole dedicare ogni anno ai giovani artisti contemporanei, seguirà pertanto il prossimo 22 gennaio, visitabile fino al 27 febbraio 2022, una seconda mostra tripersonale dedicata alle artiste Valery Franzelli, Serena Nicolì e Valentina Regola dal titolo /biàn·co/, curata da Melania Raimondi e Camilla Remondina (ACME Art Lab).
© Fabio Botti di Foto Simonetti