Transient. Antonio Scaccabarozzi
a cura di Camilla Remondina
Spazio contemporanea, Brescia
Dal 16 marzo al 14 aprile 2019, mostra inserita in Meccaniche della Meraviglia 13.
Transient intende riflettere sul ruolo fondamentale che hanno luce e aria su alcune opere contemporanee, soprattutto quelle realizzate con materiali plastici, all’interno dell’ambiente espositivo. Tali elementi non solo influiscono sull’opera, ma diventano essi stessi parte della composizione artistica.
L’artista può creare un oggetto nel proprio studio pensandolo e vedendolo in un determinato modo, ma, una volta allestito, ogni sala espositiva dà il suo contributo alla resa finale del lavoro grazie alle proprie caratteristiche uniche e irriproducibili. La particolarità che caratterizza tutti questi fattori è l’imprevedibilità, infatti essi cambiano continuamente a seconda dell’ora, del clima e della stagione, trasformando così l’aspetto dell’opera in ogni momento.
I visitatori, anch’essi imprevedibili, diventano parte integrante dell’opera in quanto avvicinandosi e allontanandosi creano ombre più o meno ampie e scure sulle opere. Inoltre i loro movimenti spostano le membrane plastiche modificando ulteriormente le sembianze dei lavori.
Questa commistione di elementi programmati e di componenti imprevedibili è ben visibile nei lavori di Antonio Scaccabarozzi esposti per Transient, due dei quali inediti, appartenenti ai cicli realizzati con il polietilene quali Quantità libere su polietilene, Polietileni e Banchise. Queste opere sono legate da un secondo filo conduttore, ovvero, il guardare attraverso poiché le opere circoscritte nel loro spazio sembrano non lasciare la possibilità allo spettatore di interagirci, ma allo stesso tempo riescono ad ammaliarlo con i loro movimenti, travolgendolo in un dialogo/incontro fatto di sguardi e di attese.
Transient è il momento, appunto, transitorio in cui i polietileni, mossi dall’aria al passaggio del pubblico, prendono vita, per poi tornare alla loro forma originaria una volta cessato il “contatto” con il visitatore, come se nulla fosse accaduto. Costantemente pronti a trasformarsi all’avvicinarsi dello spettatore successivo, essi si mostrano in modo sempre diverso creando un dialogo intimo e personale con chi li osserva, ma allo stesso tempo effimero e fuggente.
Antonio Scaccabarozzi
Antonio Scaccabarozzi (Merate, 1936 – Santa Maria Hoè, 2008) ha sviluppato in oltre quarant’anni una ricerca volta ad analizzare i fondamenti del visivo attraverso un’indagine fenomenologico-matematica sul colore nello spazio dell’accadimento pittorico, declinandolo in cicli che a partire dagli anni ’80 lo rendono un unicum nel panorama italiano ed internazionale. Dopo le prime esperienze di area neo-concreta e programmata degli anni ’60 e le prove analitiche degli anni ’70, l’artista trova piena espressione in un lavoro concettuale dove l’atto del dipingere si esprime tra misura, calcolo, progetto, libertà, aleatorietà, emozione.
Presente nelle principali esposizioni presso le più importanti gallerie – da Thomas Keller di Monaco, a Lydia Megert di Bern, da Hoffmann di Friedberg a Luise Krohn di Badenweiler – ed invitato dalle istituzioni pubbliche, da Neue Galerie am Landesmuseum Jonnaeum di Graz, al Leopold-Hoesch-Museum di Düren, alle Kunstverein di Ingolstadt e Darmstadt, Scaccabarozzi in Italia torna a più riprese, frequentando i protagonisti del secondo dopoguerra, da Lucio Fontana ad Enrico Castellani, da Paolo Scheggi a Sandro De Alexandris, da Paolo Minoli a Luciano Fabro, collaborando con lo Studio Casoli ed esponendo presso le Gallerie Ferrari di Verona, Lorenzelli di Bergamo e la Galleria del Cavallino di Venezia.
A due anni dalla scomparsa, avvenuta nel 2008, Anastasia Rouchota, moglie ed erede dell’artista, fonda l’Archivio Antonio Scaccabarozzi che è scientificamente diretto da Ilaria Bignotti con Camilla Remondina quale Assistente curatoriale.
© Mauro Novaglio e Christian Penocchio
Courtesy Archivio Antonio Scaccabarozzi, Milano